Introduzione |
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La nota che segue è una breve storia del 120° Reggimento Artiglieria Motorizzato narrata da Gino Papuli – Sottotenente della IV batteria del secondo gruppo del 120° – che prese parte alla cosiddetta “colonna Carloni” costituitasi durante la ritirata a sud con i resti di alcune divisioni e aliquote di reparti scampati allo sfondamento russo sul Don. Papuli ci propone un punto di riflessione su una diversa prospettiva che varrebbe la pena trattare con maggiore attenzione e con più evidenza di quanto non sia stato fatto nei rapporti ufficiali e nella memorialistica da cui emerge prepotentemente il solo sacrificio alpino. |
Breve nota sulla storia del 120°
di Gino Papuli
Il 120° Reggimento motorizzato di artiglieria divisionale (bis del 20° reggimento artiglieria, con deposito a Padova) fu inviato al fronte russo nel 1942. Faceva parte della 3a divisione Celere Amedeo di Savoia Duca d’Aosta, assieme al 3° ed al 6° reggimento bersaglieri. Comandante del 120° reggimento artiglieria (motorizzato) era il tenetene colonnello De Simone. Nel dicembre 1942 il reggimento era schierato sul Don. Il giorno 17 il II gruppo venne ritirato dalla linea ed inviato nel settore della divisione Torino per dare man forte in un’azione di contrattacco (effettuata il giorno 18). Nel frattempo le forze russe attaccarono il fronte della 3a divisione Celere annientato buona parte del 120° Reggimento Artiglieri Motorizzato. Il giorno 18 fu bruciata la bandiera. Parte degli effetti caddero sul campo, parte furono fatti prigionieri (tra questi ultimi lo stesso tenente colonnello De Simone). Il II gruppo (al comando del capitano Alari) non avendo fatto in tempo rientrare nel suo settore, sfuggì all’annientamento e si trovò coinvolto nelle vicende della tragica ritirata. Esso costituì, con i resti del 6° reggimento bersaglieri (il terzo bersaglieri era sparito nella battaglia) il nucleo trainante di quel corpo combattente noto come “colonna Carloni” dal nome del colonnello Mario Carloni che comandava il 6° reggimento bersaglieri. La “colonna Carloni” ebbe una parte molto importante nell’anabasi dell’ARMIR, contribuendo a prezzo di elevare perdite e di inenarrabili sacrifici, all’azione di protezione di quelle truppe della zona sud che, sotto l’incalzare degli avvenimenti, avevano perso ogni potere combattivo. Note: Il testo è stato tratto da “Fronte russo: c’ero anch’io”, a cura di Giulio Bedeschi, ed. Mursia, Milano 1983