Diario di Celestino Sensi

di Patrizia Marchesini

Introduzione

Materiale fornito da Barbara e Fabio Sensi rispettivamente figlia e nipote dell’allora Sergente – Furiere della 7Batteria, III Gruppo – del 120Reggimento Artiglieria Motorizzato, Celestino Sensi.

Celestino Sensi partì per il fronte orientale il 9 febbraio 1942 e il 7 marzo 1943, dopo i giorni del ripiegamento, giunse a Udine.

La sua esperienza in Russia è raccontata minuziosamente in un diario, suddiviso in tre parti e ricavato da annotazioni e appunti. Il testo può essere considerato come una lunga lettera rivolta alla famiglia.

Le pagine, trascritte a macchina nel marzo 1943, durante la convalescenza presso l’Ospedale Militare di Cervia, sono una fonte preziosissima di dettagli: la descrizione del viaggio per raggiungere il fronte; la tradotta i cui vagoni sono provvisti di brande e di stufa, delle “comodità” paragonate ai disagi del percorso compiuto; il viaggio in camion, sprovvisti invece di riscaldamento.

Date e località si snodano nella narrazione, arricchita da numerosi episodi. Momenti sereni e quasi spensierati si contrappongono alla guerra, quella vera, che ferisce o uccide persone conosciute, gli artiglieri della stessa batteria di Celestino.

In estata 1942 il 120° Reggimento Artiglieria Motorizzato, unitamente agli altri reparti dell’Arm.I.R., continua a inseguire i Sovietici, il racconto prosegue finché si arriva ai durissimi combattimenti dell’inizio di agosto a fianco dei bersaglieri della Divisione Celere, da cui il 120° Reggimento dipende.

A inizio settembre, Celestino scrive… il tempo “si manteneva stravagante alternando giornate bellissime di sole e di calore, tanto da permetterti di stare dalla mattina alla sera in mutandine, ad altre di pioggia vento e freddo in cui la pelliccia non faceva difetto.” […] “la guerra si fece sentire all’improvviso, violenta, micidiale, terribile, all’alba del 17 (dicembre 1942, n.d.r.).”

La notte del 19 dicembre 1942 Celestino, rimasto al più alto in grado della 7Batteria, deve assumere il comando della truppa e deve guidare i soldati alla riconquista delle posizioni perdute. La situazione diventa però insostenibile e bisogna ripiegare. La batteria si aggrega alla Colonna Carloni. Seguono i giorni più critici durante i quali anche bere un caffè caldo e ingoiare qualche galletta diventa un lusso. Celestino si ammala e questo gli impedirà di prende parte agli ultimi combattimenti nella città di Pavlograd. Viene ricoverato all’Ospedale di Riserva n. 1, a Dnepropetrovsk e, infine, rimpatrio.

Gli scritti di Celestino costituiscano una testimonianza molto interessante, grati a Barbara e Fabio Sensi per aver reso possibile la pubblicazione di questo diario.